Papa Francesco premia il presidente per la sua dedizione al bene comune in una politica ispirata ai valori cristiani. Francesco: grato per suo garbato servizio. Somma devoluta alla Comunità Giovanni XXIII
Il presidente della Repubblica italiana è “maestro” e “testimone coerente e garbato di servizio e responsabilità”. Così Francesco si è espresso nel corso della cerimonia di consegna al Capo dello Stato Sergio Mattarella del Premio Paolo VI da parte dell’Istituto Paolo VI di Brescia. Il Pontefice ha voluto darlo di persona a Mattarella, che si è detto “grato e commosso” del gesto, annunciando di voler devolvere la somma collegata al Premio alla Comunità Giovanni XXIII nata in Emilia-Romagna e che nella recente alluvione ha subito ingenti danni in alcune sue strutture. La Comunità ha emesso un comunicato di ringraziamento.
Il Pontefice, nel suo discorso, ricordando nuovamente quel “grande italiano e cristiano che fu Alessandro Manzoni”, ha colto l’occasione per richiamare al valore del servizio: “Il servizio rischia di restare un ideale piuttosto astratto senza una seconda parola che non può mai esserle disgiunta: responsabilità. Il servizio cammina a pari passo con la responsabilità. Essa, come indica la parola stessa, è l’abilità di offrire risposte, facendo leva sul proprio impegno, senza aspettare che siano altri a darle. Quante volte, Signor Presidente, prima con l’esempio che con le parole, Lei lo ha richiamato! Anche in questo non si può che notare una feconda affinità con Giovanni Battista Montini, che fin da giovane prete fu ‘educatore di responsabilità’. Da Papa, poi, scrisse che le parole servono a poco ‘se non sono accompagnate in ciascuno da una presa di coscienza più viva della propria responsabilità'”.
Il Papa ha invitato al rispetto della legalità, ricordando il fratello del presidente, Piersanti Mattarella, e quanti hanno perso la vita nelle stragi di mafia. “A proposito di responsabilità, penso a quella componente essenziale del vivere comune che è l’impegno per la legalità . ha sottolineato infatti il Pontefice. Essa richiede lotta ed esempio, determinazione e memoria, memoria di quanti hanno sacrificato la vita per la giustizia; penso a suo fratello Piersanti, Signor Presidente, e alle vittime della strage mafiosa di Capaci, di cui pochi giorni fa si è commemorato il trentennale”.
Nel suo intervento, papa Bergoglio ha sottolineato l’urgenza della pace: “San Paolo VI sentì l’importanza della responsabilità di ciascuno per il mondo di tutti, per un mondo diventato globale. Lo fece parlando di pace – quanto è urgente oggi! -, lo fece esortando a lottare senza rassegnarsi di fronte agli squilibri delle ingiustizie planetarie, perché la questione sociale è questione morale e perché un’azione solidale dopo le guerre mondiali è veramente tale solo se è globale . Oltre cinquant’anni fa, avvertì l’urgenza di fronteggiare le sfide climatiche, davanti alla minaccia di un ambiente che – scrisse – sarebbe diventato intollerabile all’uomo in conseguenza della distruttiva attività dell’uomo stesso che, spadroneggiando sul creato, si sarebbe trovato a non padroneggiarlo più”.
Richiamato nell’intervento del Papa anche il sacrificio di Aldo Moro, molto legato a Paolo VI, com’è noto. “Il senso di responsabilità e lo spirito di servizio stavano per San Paolo VI alla base della costruzione della vita sociale – ha detto Francesco -. Egli ci ha lasciato l’impegnativa eredità di edificare comunità solidali. Era il suo sogno, che si scontrò con vari incubi diventati realtà – penso alla terribile vicenda di Aldo Moro; era il desiderio ardente che portava nel cuore e che espresse nei termini di “comunità di partecipazione e di vita”, animate dall’impegno a “prodigarsi per costruire solidarietà attive e vissute” . Non sono utopie, ma profezie; profezie che esortano a vivere ideali alti. Perché di questo oggi hanno bisogno i giovani. E sono lieto, Signor Presidente, – l’omaggio del Papa a Mattarella – di farmi strumento di riconoscenza a nome di quanti, giovani e meno giovani, vedono in Lei un maestro, ma soprattutto un testimone coerente e garbato di servizio e di responsabilità”.
La consegna del riconoscimento è avvenuta nella sala Clementina del palazzo apostolico. Il premio è nato per iniziativa dell’Istituto Paolo VI al fine di segnalare personalità eminenti che si sono distinte nei diversi ambiti della cultura e nella promozione di una convivenza umana giusta e, in modi diversi, testimoniano la vitalità dell’eredità spirituale di papa Montini.
Il Comitato scientifico e il Comitato esecutivo hanno deciso di conferirlo al presidente Mattarella per la sua dedizione al bene comune in un impegno politico ispirato ai valori cristiani e, insieme, rigoroso nel servizio delle istituzioni civili. “In Sergio Mattarella è inoltre possibile riconoscere l’erede di una grande tradizione di politici cattolici – si legge in un comunicato dell’Istituto Paolo VI – che hanno pensato e contribuito a realizzare l’Unione Europea come spazio di convivenza pacifica e democratica tra i popoli”.
Il presidente Mattarella ha preso brevemente la parola, prima del discorso del Papa. “Credo che questa sia un’occasione per porre in evidenza più che il destinatario del premio la figura di Paolo VI e il suo straordinario contributo alla chiesa e dalla chiesa all’Italia e al mondo”, ha detto subito dopo aver ricevuto il Premio dalle mani del Papa. “Octogesima adveniens, Populorum progressio e il discorso alle Nazioni Unite – ha citato – sono stati fondamentali punti di orientamento per me e una moltitudine di persone”. “Con i suoi insegnamenti – ha proseguito – ha collocato e trasmesso in una visione armonica chiara e compiuta fede, dignità umana, libertà e pace”. “E’ stato il papa del passaggio dalla mia giovinezza all’età matura e anche il mio vescovo”, ha detto il capo dello Stato ricordando gli anni in cui “ero impegnato nella gioventù dell’azione cattolica della diocesi si Roma”. “Per questa ragione e tante altre – ha concluso – avverto in alta misura l’onore di ricevere il premio a lui intitolato e non possono nascondere la commozione per averlo ricevuto dalle mani del Santo Padre”.
In un comunicato del neo presidente, Matteo Fadda, eletto proprio ieri, 28 maggio, la Comunità Giovanni XXIII esprime “stima e gratitudine al presidente della Repubblica, per aver deciso di devolvere il Premio Paolo VI alle nostre case colpite dall’alluvione in Romagna. Una straordinaria provvidenza per i tanti poveri e le persone gravemente disabili che accogliamo e che ora sono sfollate”. Fadda ricorda anche la visita di Mattarella a Rimini per il 50,mo di fondazione della Comunità, quando visitò una casa e l’umile dimora del fondatore, don Benzi.